lunedì 13 agosto 2012

Trentino: un tuffo nel passato.

Aaaah! Mi mancava abbastanza il Trentino. Finalmente, dopo un anno passato a marcire in pianura padana tra umidità e cielo grigio perenne, torno a vivere. Peccato che debba durare solo una settimana...

Dopo aver caricato all'impossibile la mia quanto mai esile Punto, colei che mi accompagna sempre a denti stretti quasi dappertutto, Stefania (la mia ragazza), mio fratello Raffaele ed io partiamo da Maranello la mattina presto del 21 luglio con la speranza di evitare il traffico autostradale...Ci va male, anzi, MOLTO male! Tra il casello di Modena nord e quello di Rovereto sud (tratta che ci riguarda) c'è in media 1 ora e 30 di viaggio, noi impieghiamo circa 3 ore per uscire dall'autostrada a causa di un incidente (in cui purtroppo hanno perso tragicamente la vita una donna e sua figlia). Inoltre, ancora una volta le condizioni climatiche rischiano di farmi perdere la pazienza una volta per tutte: pioggia battente, vento e fulmini fanno da sottofondo alle lunghe attese autostradali.
Superato l'ostacolo autostrada, dopo altri 40 minuti arriviamo a destinazione: Pieve di Ledro.
Una volta accomodati in appartamento, inizio a pensare a come sarebbe cambiata la mia tabella di marcia ormai andata a farsi benedire.
Decido, quindi, di visitare il piccolo paese di cui siamo ospiti. Un borgo che si sviluppa sulle rive Nord-Ovest del Lago di Ledro, immerso nel verde della Valle di Ledro e poco distante dalla Val Concei.
Passo dopo passo mi accorgo di essere lontano anni luce dalla pianura, finalmente di respira aria fresca.
Anche gli occhi hanno la loro parte: alzando di poco lo sguardo scorgo montagne e boschi, motivo per cui scelgo spesso questa regione come meta delle mie vacanze.

Nel tardo pomeriggio il maltempo si prende una pausa e decido di non poter accettare di aver gettato al vento l'intera mattinata seduto in macchina e imbottigliato nel traffico. Osservando un piccolo depliant preso per caso chissà dove, mi accorgo che proprio vicino a Pieve c'è una cascata interessante da poter visitare. Esattamente di trova a Tiarno di Sotto ed è chiamata Gorg d'Abiss.
Mi dirigo lì accompagnato da Stefania e dai miei cugini (loro, i miei zii e il resto della mia famiglia sono l'altra parte dei vacanzieri, per quanto preferiscano sostare in riva al lago a differenza di me). Dopo 10 minuti di camminata al fianco di un piccolo torrente, tra le pittoresche pareti di un piccolo canyon, arriviamo alla cascata. La scarsa luce mi aiuta nelle lunghe esposizioni con la macchina fotografica ma nel caso del Gorg è d'intralcio in quanto la cascata è quasi totalmente immersa nel buio totale. Si può comunque percepire il modesto salto di un paio di metri che essa compie sbucando, dalle rocce, prima di tuffarsi in una piccola pozza ai suoi piedi.
Deluso per non essere riuscito a fotografare la cascata, decido di effettuare qualche sosta lungo il torrente e concludo la prima giornata di questa settimana portando a casa almeno una foto quanto mai discreta per le condizioni incontrate.


Panoramica di 6 scatti.


Il secondo giorno è decisamente meglio dal punto di vista climatico e ne approfitto per andare con mio padre in cerca di alcune cartine dettagliate della zona. L'obiettivo è studiare a tavolino la conformazione del parco naturale dell' Adamello-Brenta per scovare qualche itinerario interessante. Dopo non poche ricerche tra le vie di Riva del Garda, troviamo ciò che stavamo cercando e facciamo ritorno a casa.


Panoramica del Lago di Garda - Riva del Garda


Osservando sulla cartina tra le numerose vette dei complessi montani del parco, si notano l'infinita quantità di corsi d'acqua e laghi glaciali, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Tuttavia, a causa del meteo incerto che avrebbe caratterizzato tutta la settimana, la possibilità di scelta si limita ad itinerari raggiungibili in poche ore di cammino. Optiamo, quindi, per il Lago di Campo (1900m circa), un lago di origine glaciale dalle dimensioni contenute e raggiungibile in circa 50 minuti di cammino dal parcheggio per l'auto.

La mattina seguente si parte piuttosto presto. Ad accompagnarmi ci sono Stefania, mia cugina Desiree e mio padre.
Lasciamo la macchina al Lago di Bissina, nei pressi di un rifugio, e iniziamo la camminata.
Il percorso è in media semplice, duro solo in un paio di passaggi dove il dislivello si fa sentire.
Ogni tanto mi volto ed è stupenda la vista sulla vallata; seppur l'orario non sia dei migliori per scattare fotografie, le nuvole che avanzano creano dei bei giochi di luci ed ombre.


Panoramica di 6 scatti


La nostra direzione e il cielo non troppo rassicurante


 





Dopo 40 minuti, soste fotografiche incluse, il sentiero termina all'esterno del bosco dove si apre di fronte a noi uno scenario mozzafiato caratterizzato da montagne dai tratti duri ma al contempo tappezzate di verdi prati che abbracciano dolcemente il lago.

Ancora una volta la montagna si fa amare grazie alla musica del suo inconfondibile silenzio.

Dopo qualche attimo ritorno coi piedi per terra aiutato dal belato di un gregge di pecore, di cui non mi ero accorto prima, intente a pascolare su una pendenza che mette a dura prova i loro zoccoli; procedo poi assieme agli altri verso le sponde del lago.
Ci sdraiamo sul prato, ci ristoriamo con acqua e panini e riposiamo le gambe.
Mentre mi guardo attorno ecco di nuovo che mi lascio catturare dalla magia della montagna, impugno la macchina fotografica e provo a catturarne l'essenza.


Panoramica di 7 scatti


Panoramica di 7 scatti - A destra del lago


Panoramica di 3 scatti


Terminata la sosta giriamo un pò intorno al lago e imbocchiamo la via del ritorno.
Lungo la strada, dalla macchina, una cascata attira la mia attenzione e decido di fermarmi.


Panoramica di 7 scatti


Il cielo rimane quasi sgombro dalle nuvole per tutto il giorno e inizio a sperare di poter fotografare la via lattea la sera stessa.
Dopo il tramonto si sale in macchina fino alla vetta del monte Tremalzo (1975m) e ovviamente la fortuna non è dalla mia parte: una nuvola dalla forma stranamente allungata, evidenziata inoltre dal notevole inquinamento luminoso, si pone a mò di coperta esattamente tra me e la via lattea...la prendo sul ridere per preservare la mia sanità mentale...Riesco comunque fare una foto.


Panoramica di 7 scatti - Via lattea lievemente visibile poco a sinistra sopra la vetta


La mattina del quarto giorno la passo visitando il Lago di Tenno, a metà strada tra Ledro e Garda. Ricordo la prima volta che lo vidi, qualche anno fa. L'acqua così azzurra mi fece credere di essere in un sogno, poi quell'isolotto in mezzo...Purtroppo proprio questa sua caratteristica lo rende un lago piuttosto visitato, nonostante le piccolissime sponde, e questo non giova alla bellezza dello scenario.


Panoramica di 5 scatti - Isolotto in fondo sulla destra del lago


Lasciate Desi e Stefania sulla sponda ghiaiosa per cercare di strappare qualche raggio di sole, mio padre ed io ci avviamo per percorrere il giro completo del piccolo lago. Ci si impiega circa un'ora, contando le fermate per fare fotografie. Ovviamente un itinerario per tutti, lungo il quale riesco a fotografare qualche animaletto.


Panoramica di 6 scatti















Il pomeriggio decidiamo di visitare Storo, 20 chilometri circa a ovest di Pieve. Caratterizzato da numerose stradine pittoresche, manifesta con grande umiltà quanto la quotidianità ai piedi delle montagne sia differente da quella delle grandi città. E' proprio qui che mi rendo conto di che cosa in realtà mi affascini così tanto del Trentino: è la grande opportunità, che mi offre ogni volta, di tornare indietro nel tempo; di diventare spettatore e testimone di ciò che ho sempre sperato esistesse e che ora so esistere. Un mondo fatto di piccole cose, dove non serve avere più di ciò che è sufficiente avere, per poter stare bene. Concetto, oggi, più che mai corroso dal frenetico bisogno di soddisfare continuamente futili necessità, a volte neanche derivanti da noi stessi...





Cassette del pane fuori dalla porta... mai viste!


Accanto alla fontana c'è la vasca per lavare i panni a mano, con tanto di spazzola!


E' ormai ora di cena e si inizia a tornare indietro ma, lungo la strada leggo il cartello "Lago d'Idro". Mi sono scordato di questo lago che un paio d'anni prima ho visitato, è anche piuttosto grande... Decido di far attendere ancora un pò il mio stomaco e mi dirigo verso il lago assieme a mio fratello e Stefania, non troppo entusiasti del cambio di rotta. Tuttavia il lago è vicino e il tramonto è prossimo, la cena ha tardato solo di un'ora.





Panoramica di 7 scatti


Durante la visita al Lago d'Idro mi accorgo, guardandomi intorno, della presenza di un capanno fotografico, apparentemente ben costruito, in prossimità di un canneto. La mattina del quinto giorno torno sul posto assieme a mio padre con l'intento di fotografare qualche uccello.
Sveglia alle 5 e si parte mezz'ora dopo, raggiungiamo il lago alle 6 e ci incamminiamo in silenzio verso il capanno. Sbalorditivo! Struttura solidissima e con numerose feritoie strategiche e molto funzionali che danno sul canneto. Peccato che non ci siano uccelli nelle vicinanze...Proseguiamo lungo la passerella in legno che si snoda tra l'erba alta finchè non inizia la copertura di paglia ai bordi della stessa con altre feritoie. Siamo ormai all'interno del canneto e da qui è possibile osservare numerosi uccelli in acqua. Sono svassi e folaghe. Posiziono il treppiede, scelgo la feritoia più adeguata e attendo la luce giusta. Il gioco è fatto!

















Verso le 8 la luce inizia ad essere troppo dura e si torna verso casa. Ne approfitto per fotografare una cascata che aveva attirato la mia attenzione nel percorso d'andata, sia io che mio padre l'avevamo sottovaluta.





Altra cosa che mi ha incuriosito durante il tragitto sono le cosiddette "calchere", strutture dalle sembianze di forni preistorici in pietra con la parte superiore aperta. L'enciclopedia Treccani fornisce la seguente definizione del verbo "calcinare": <<Sottoporre a processo di calcinazione, e in partic., ridurre una pietra calcarea a calce viva; per estens., ridurre pietra, ossa e sim. allo stato quasi di calcina mediante calore>>. Quindi, una volta ottenuta la calce tramite combustione, essa era impiegata come concime o con lo scopo di trattare le sementi.


Calchera - entrata in vista frontale


Reazione di combustione...Sbagliata e per fortuna corretta da passanti


Al pomeriggio ripercorro la strada in direzione di Storo per osservare meglio il corso d'acqua che alimenta la cascata fotografata al mattino. E' un piccolo corso d'acqua dalla scarsa portata ma che presenta interessanti tratti caratterizzati da cascatelle e pareti rocciose levigate dall'azione erosiva del torrente.
Il tempo si fa minaccioso ancora una volta e inizia a piovere. Quando avverto i primi boati provocati dai tuoni, decido di accontentarmi e torno indietro.


Panoramica di 6 scatti



Panoramica di 5 scatti






Tornato a Pieve è quasi ora di tramonto e decido di percorrere il giro del lago in macchina alla ricerca del posto giusto per fotografarlo. Trovato il luogo adatto, mi posiziono e ancora attendo la giusta luce.





Panoramica di 5 scatti


Il giorno seguente è il penultimo di vacanza e l'ultimo disponibile per poter scattare qualche foto; decido di sfruttarlo per bene, approfittando della clemenza del cielo. Si torna in un luogo visitato 2 anni prima e che mi sarebbe piaciuto ripercorrere in maniera più attenta: le cascate Nardis e Lares. Esse derivano dal gruppo della Presanella e sono situate nella Val Genova.
Siccome l'itinerario non lo ricordo estremamente lungo e faticoso, partiamo il pomeriggio subito dopo pranzo, per poi poter sfruttare la luce del tramonto al ritorno, dirigendoci verso Pinzolo; siamo sempre i soliti: Desi, Stefania, mio padre ed io.
Arriviamo alle 2 e 40 di pomeriggio per poi seguire le indicazioni e arrivare a destinazione qualche minuto dopo le 3. Siamo in ritardo di un'ora rispetto alla tabella di marcia ma è meglio così; infatti, giunti al parcheggio, l'addetto ci comunica di pagare la tariffa ridotta che entra in vigore quotidianamente a partire dalle 3 di pomeriggio...Appena in tempo!
Iniziamo la camminata e raggiungiamo in pochi minuti la prima cascata, a 700m dal parcheggio. E' la Nardis, che con un salto di più di 130 metri impressiona sempre i visitatori. Anche se non è quella con la portata maggiore, esteticamente rimane la mia preferita.
Scelgo di non fermarmi per scattare fotografie, la luce è ancora troppo dura. Il mio programma è di arrivare all'ultima cascata, la Lares, con una luce già accettabile e iniziare da lì a fotografare lungo la via del ritorno.
Proseguiamo, dunque, lungo la strada (purtroppo è proprio una strada) costeggiata da una fitta boscaglia che ci ripara dal sole, per buona parte della tratta, rinfrescandoci a dovere. Ogni tanto qualche nuvola di passaggio rende la luce più diffusa e omogenea, concedendomi di scattare qualche fotografia nonostante l'ora.











Siamo ormai in prossimità della meta. Per raggiungere la Lares bisogna addentrarsi nel bosco e salire di qualche metro di altitudine in 10 minuti di sentiero (questa volta sì è un sentiero).
Dopo una breve sosta partiamo e arriviamo a destinazione senza troppe difficoltà; anche qui la luce è ben distribuita grazie a qualche nuvola, che in realtà inizia a farci preoccupare un pò, e posso iniziare a scattare. Certo le continue ondate di schizzi d'acqua spruzzate dalla cascata non aiutano per niente, ma decido di non oppormi più di tanto, lasciandone cadere qualcuna sull'obiettivo, per rendere l'idea.





Cascata Lares - Molto rimpicciolita dal grandangolo, è una furia!!!


Torniamo indietro percorrendo un sentiero alternativo che ci evita la strada e ci permette di stare un pò più a contatto con la natura. Coincide con il sentiero dell'andata ma semplicemente costeggia il lato opposto del grosso torrente, è molto più bello e permette di avere un punto d'osservazione sulle rapide diverso dal solito.


Panoramica di 6 scatti



Panoramica di 5 scatti



Panoramica di 4 scatti


E' ormai l'ora del tramonto e la luce sempre più debole mi permette di effettuare esposizioni più prolungate (anche fino a 8 secondi), necessarie per dare il giusto dinamismo al corso d'acqua che rallenta man mano che si scende. Arriviamo di nuovo alla Nardis e questa volta la fotografo.


Lunga esposizione


Panoramica 4 scatti - Cascata Nardis


Mangiamo qualcosa e torniamo a casa.

Il giorno dopo questa escursione, torna il brutto tempo e si iniziano a preparare i bagagli.
La sera si cena allo chalet "Al Faggio" un ottimo ristorante/rifugio nel mezzo della Val Concei dove, ormai da qualche anno, siamo clienti abituali.
Cibi come al solito sublimi e atmosfera di quelle che solo posti magici come questo sanno regalare.




La mia permanenza in Trentino termina qui.
Ho ottenuto risultati molto diversi da quelli che mi aspettavo di portare a casa: niente montagne, stelle o via lattea. Ma proprio questo mi ha portato a cercare qualcos'altro da fotografare.
Ho avuto la conferma che il Trentino non è fatto solo di dolomia e baite di legno ma è una terra fantastica ovunque si decida di andare. Il gruppo dell'Adamello regala scenari unici e i pendii circostanti trasudano letteralmente acqua da ogni spaccatura dando vita ad innumerevoli torrenti, fiumi, fiumiciattoli, rapide, cascate, laghi, laghetti...I prati sempre verdi sono la ciliegina su questa incredibile torta in cui l'ingrediente principale deve essere la tutela: non possiamo permettere che l'uomo distrugga ogni angolo naturale come questo; qui, come in qualsiasi altro posto bisogna mettere un freno alla continua distruzione.
Il Trentino è anche fatto di tradizioni e la sua forza è proprio quella di vivere grazie ai suoi usi e costumi. Le persone visitano questa regione non solo per i paesaggi ma anche per immergersi in una realtà molto distante da quella che caratterizza la routine dell'italiano medio.
Con così tanti laghi e con la propria attaccatura a ciò che era, il Trentino è la meta più adatta per chi vuole fare...un tuffo nel passato.

Alla prossima!

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