lunedì 3 settembre 2012

Escursione sul Corno alle Scale

Non troppo convinto dall'idea che la montagna emiliana per eccellenza fosse indiscutibilmente il Monte Cimone, qualche annetto fa mi sono informato meglio sulle varie vette presenti in zona. Risultato della mia ricerca è stata una lunga lista di grandi colline, più che montagne, esclusi il Cimone (2177m) e il Monte Cusna (2121m). Non soddisfatto dalle altitudini (eccetto per il Cusna che rimane una bellissima vetta ma che avevo già raggiunto da bambino), ho scelto un criterio differente e più utile soffermandomi maggiormente su quelle che erano le caratteristiche morfologiche delle singole montagne piuttosto che sui numeri. Da subito mi ha incuriosito il Corno alle Scale (1945m) che, con la sua caratteristica vetta appuntita e i versanti frastagliati, si distingue facilmente fra i monotoni profili dell'appennino Tosco-Emiliano; da allora sono sempre stato curioso di salirvi in cima.

Ogni provincia ha la sua vetta, il Cimone per il Modenese, il Cusna per il Reggiano e il Corno alle Scale per il Bolognese; tuttavia, il Corno, lo si può raggiungere anche dal Modenese ed è la strada che percorro, ancora una volta, insieme a mio Padre, da sempre appassionato di montagna.
Raggiungiamo in macchina il Passo della Croce Arcana (1669m) in mattinata e ci incamminiamo in direzione del Lago Scaffaiolo, da cui poi si dirama il sentiero per raggiungere il monte.
Le condizioni meteo non sono delle migliori e non fanno ben sperare...chi l'avrebbe mai detto! Tuttavia, il sole fa capolino piuttosto spesso ed è comprensibile trovare tempo incerto in quanto quasi tutto il camminamento si sviluppa lungo il crinale.
Abituato e costretto a cogliere il lato positivo del maltempo, ormai compagno fisso delle mie uscite, scatto qualche fotografia dei bellissimi giochi di luce creati dagli squarci tra le nuvole.


Panoramica di 3 scatti


Panoramica di 4 scatti

Proseguendo per il sentiero giungiamo al Lago Scaffaiolo e già mi rendo conto di aver sbagliato giorno per salire, sembrava un formicaio...Gente ovunque, centinaia di persone che sembravano in pellegrinaggio per chissà quale santuario! L'occhio segue il lungo serpentone fatto di persone e mi accorgo che le sagome umane terminano proprio in coincidenza della vetta...Proseguiamo cercando di mantenere il passo anche se a tratti siamo costretti a rallentare; non mi sarei mai aspettato di dire:<< Ho trovato traffico su un sentiero di montagna a 1900m.>> eppure...
Il percorso è semplice e non presenta grandi difficoltà, a parte qualche tratto breve; la vetta è facilmente raggiungibile in poco più di 1 ora partendo dal Lago Scaffaiolo.
Il "traffico" diventa via via più scorrevole e mi accorgo che la maggior parte delle persone scende dalla vetta,  in effetti, vista l'ora, è più facile pensare ad un pranzo più che alla cima di un monte.
Tra tutti spicca una agile ragazzino che incredibilmente si fa scambiare per il Bolt delle montagne, sfrecciando a tutta birra tra macigni e persone.




Proseguendo il cielo si fa più cupo e la copertura nuvolosa, ora più unifome, non lascia spazio ai raggi del sole. Ormai non manca molto alla meta e iniziamo a sentire qualche goccia bagnarci il naso...ci mancava solo la pioggia!
Per fortuna sono solo due gocce.
Piccola sosta, qualche foto e via per l'ultimo tratto.


Panoramica di 5 scatti


Panoramica di 6 scatti


Panoramica di 4 scatti


Panoramica di 3 scatti

Raggiungiamo la vetta in poco tempo, e per poco tempo vi rimaniamo in cima. La pioggia, ora più costante, concede giusto il tempo di percepire quell'incredibile senso di vertigine che si prova osservando a valle.
Nonostante non si tratti dell'Everest, l'emozione è sempre la stessa. Ciò che domina la mia mente in quei momenti è un senso di distacco, sana lontananza...per qualche attimo, essere più in alto di tutto ciò che fa parte della tua vita. Non si tratta di un altezza oggettiva, al contrario è un concetto di altezza del tutto soggettivo e che, credo, sia diverso per ognuno di noi. Per qualcuno può essere semplicemente la collina di un parco dietro casa, per altri una spiaggia caraibica, per altri ancora l'Everest o il K2...Non si parla di altezza materiale, bensì di un tipo d'altezza interiore, quella di cui necessita il proprio Io interiore affinchè sia in armonia con tutto ciò che lo circonda.
Io ho trovato la mia altezza, sarà anche banale e scontato ma non importa, essa risiede tra le montagne, alte o basse che siano, le belle e incontaminate montagne. Trovo che rappresentino un modo molto diretto ed essenziale per poter raggiungere la propria vetta interiore; proprio per questo motivo non amo molto il Monte Cimone (in vetta la presenza dell'uomo si nota moltissimo a causa della base militare sotterranea), nonostante sia una montagna alta essa non è capace di trasmettermi emozioni così forti come magari riescono a trasmettermi montagne quali il Corno alle Scale o il Cusna che ancora conservano intatto il loro stato naturale.


Panoramica di 4 scatti


Panoramica di 3 scatti - Vetta con croce


Dopo aver pranzato ci incamminiamo nuovamente verso il Lago Scaffaiolo. Ora la pioggia si fa battente e siamo costretti ad indossare gli impermeabili. Ho giusto il tempo di scattare un ultima fotografia prima di dover mettere l'attrezzatura nello zaino.


Panoramica di 4 scatti

Giunti di nuovo alla macchina e tolti gli scarponi, il sole fa nuovamente capolino, così come all'andata, e illumina il monumento ai caduti presente sul passo. Qui, durante la seconda guerra mondiale, i Tedeschi disposero un tratto della cosiddetta "Linea Gotica" ovvero un "confine" lungo il quale si sviluppava la loro linea difensiva con lo scopo di ostacolare l'avanzata anglo-americana verso la Germania.
Il monumento è in memoria degli alpini caduti durante quel periodo.


Panoramica di 7 scatti


Torno a casa ricaricato, nell'animo ovviamente, e ripenso a tutte le volte in cui da bambino mio padre e suo cugino Paolo tiravano per le orecchie (in senso figurato ovviamente) me e i miei fratelli costringendoci, quasi, a seguirli nelle loro escursioni in montagna. Tra un brontolio e l'altro mi accorgevo pian piano che stavano diventando anche le mie escursioni, sentivo che i videogiochi e la TV non erano la vita che avrei voluto fare...Certo ero solo un bambino ed era comprensibile che fossi attratto da quei divertimenti, ma se non mi fosse stata mostrata questa alternativa chissà quale alternativa avrei trovato, o più semplicemente non avrei trovato...
Quindi un particolare ringraziamento va soprattutto allo zio Paolo (per noi sempre stato zio) e a mio padre che hanno saputo mostrarmi la giusta alternativa per poter raggiungere la vetta...La mia vetta...

Alla prossima!


domenica 2 settembre 2012

Cascate del Dardagna

Dopo la bellissima esperienza trentina, mi trovo immerso nuovamente nel grigio della pianura. Resisto un pò ma dopo 72 ore decido che ho bisogno almeno di un giretto tra i boschi.
E' tanto tempo che mi ronza per la testa un itinerario, non lontano da casa, in cui mi ero imbattuto per caso navigando su internet alla scoperta di posti interessanti sull'appennino.
Le Cascate del Dardagna sono situate poco distante dal Corno alle Scale e sono facilmente raggiungibili, seguendo vari percorsi, partendo dal santuario della Madonna dell'Acero, nei pressi di Lizzano in Belvedere (BO).
Esse sono generate dal torrente Dardagna, appunto, che nasce tra il Corno alle Scale e il monte Spigolino e percorrono un dislivello di circa 250 metri dando vita a 6 o 7 balzi d'acqua di discreta importanza.
La fitta area boschiva circostante, in cui sono immerse le cascate, ripara la zona dal sole per quasi tutta la giornata regalando una piacevole frescura ai visitatori. Trovandosi comunque nei pressi di cascate, ci si aspetti di trovare umidità piuttosto elevata.

Parto, assieme a mio padre e alla mia ragazza Stefania, il pomeriggio presto e arrivo alla Madonna dell'Acero dopo 1 ora e mezza di viaggio. Si lascia la macchina al comodo parcheggio del santuario e si parte seguendo il sentiero tracciato.
Il percorso si presenta molto semplice, per la maggior parte pianeggiante tranne l'ultimo tratto in cui si compie quasi il totale dislivello per risalire le cascate fino alla più alta.
Si impiega circa un'ora e mezza per salire (inclusa qualche sosta) e altrettanto tempo per scendere e tornare alla macchina.
Il cielo uniformemente coperto mi è d'aiuto, questa volta, in quanto elimina l'eccessivo contrasto tra luci e ombre permettendomi, così, di avere un'illuminazione omogenea su tutte le cascate.
Anche questa volta, come per le cascate Nardis e Lares in Trentino, scelgo di scattare durante il ritorno per poter sfruttare una luce più tenue (che aiuta le lunghe esposizioni) e per studiare meglio la disposizione dei balzi.


Panoramica di 5 scatti


Panoramica di 4 scatti


Panoramica di 5 scatti





Panoramica di 3 scatti


Lungo la via del ritorno la luce si affievolisce moltissimo e faccio giusto in tempo a scattare le ultime foto. C'è tempo anche per il tramonto, fotografato dal santuario, quella sera particolarmente caldo.



Panoramica di 4 scatti


Panoramica di 3 scatti


Panoramica di 3 scatti


In fin dei conti le Cascate del Dardagna rimangono un itinerario piuttosto gradevole, se visitate nel periodo giusto. Un itinerario breve ma affascinante capace di svelare il suo lato migliore durante il periodo primaverile, in cui le cascate mostrano la loro massima portata, o autunnale, in cui i numerosi faggi presenti sapranno riscaldare le grigie e fredde giornate autunnali sfoggiando in tutto il loro splendore i caratteristici colori caldi e accesi.
Da vedere...
Alla prossima!